La Meditazione 5 – La pratica

Hsuan Hua medita nella posizione del loto. Hong Kong, 1953
Siamo quindi giunti al nostro ultimo articolo (almeno per ora!) sulla meditazione. Abbiamo affrontato dapprima la teoria, imparando che durante la sessione meditativa non facciamo altro che porre la nostra mente nella condizione di poter fare esperienza della realtà così com’è, liberandoci dal punto di vista con il quale conviviamo da quando siamo nati: il nostro.
Sembra facile, ma non lo è. La meditazione è qualcosa che tende a scoraggiare, soprattutto all’inizio e serve, per questo motivo, una grande forza d’animo. Gli sforzi, in breve tempo, saranno ricompensati. La mente, attraverso la pratica meditativa, può essere resa più silenziosa, più sottile e capace di una attenzione penetrante: ne beneficeranno le nostre condizioni di salute ed il nostro rapporto con il vivere.
E’ innanzitutto necessario trovare un luogo tranquillo, disporre a terra un tappeto morbido, una coperta ripiegata od uno zabuton, sul quale poi andremo a porre un cuscino abbastanza alto e rigido od uno zafu. La posizione da tenere è occasione di grandi diatribe, ma per quanto ci riguarda si tratta di un aspetto non realmente fondamentale. Sarà sufficiente tenere la schiena eretta, senza però porre in essere alcuna rigidità e senza dover esercitare alcuno sforzo. Le gambe possono essere tenute nella posizione del fiore di loto, del mezzo loto (un piede poggia sulla coscia dell’altra gamba) o semplicemente con le gambe incrociate. Le mani andranno anch’esse poste in condizioni di non disturbare: semplicemente appoggiate sulle ginocchia o poste sui piedi, con il palmo verso l’alto, una sull’altra.
Potrà stupirvi questa mancanza di particolare interesse sulla posizione, ma vedrete che appena la vostra pratica compirà un mese anche voi avrete scelto la posizione più consona al vostro corpo ed alla vostra età ed automaticamente questa passerà in secondo piano. La sola cosa fondamentale da tenere a mente è che la posizione deve essere comoda e garantirci una certa rilassata immobilità, mantenendo la nostra schiena eretta e la testa leggermente (qualche grado) inclinata in avanti.
Che cosa fare ora? il metodo meditativo che scegliamo di affrontare è quello basato sull’osservazione del respiro. Il nostro corpo viene lasciato tranquillo e noi, con gli occhi semichiusi, osservando un immaginario punto sul pavimento a circa ottanta centimetri da noi e tenendo la lingua appoggiata contro la base degli incisivi superiori (per evitare una salivazione che ci costringerebbe a deglutire e quindi a distrarci) … semplicemente… respiriamo.
Osserviamo con la mente come l’aria entra dalle nostre narici, attraversa la nostra gola e scende per raggiungere i polmoni. Osserviamo come il nostro corpo si modifica, si gonfia, si colma d’aria e come poi si contrae dolcemente, per lasciarla uscire.
Notiamo come nulla ci appartenga davvero, nemmeno l’aria, che prendiamo in prestito e restituiamo, istante dopo istante, respiro dopo respiro.
Continuate ad osservare il respiro fino a che la mente non si sarà calmata almeno un poco, quindi concentrate la vostra attenzione solo su di una zona, come ad esempio le narici. Notate come durante l’inspirazione si avverta del freddo e come durante l’espirazione la sensazione cambi radicalmente. Continuate per tutto il tempo della meditazione, tentando di dimenticare di essere qualcuno che osserva qualcosa, ma cercando di intuire l’unità, di cui voi siete parte.
Potranno sorgere pensieri (di certo lo faranno) ma non dovete battervi con loro. Dite a voi stessi “ecco, mi accorgo che sto pensando a questo”, lasciate andare il pensiero, non continuate ad obbedire alla sua catena logica o emotiva e continuate a rilassarvi guardando l’oggetto che avrete scelto (nel nostro esempio erano le narici) con gli occhi della mente.
Le sessioni all’inizio possono essere anche di soli dieci minuti, vi invitiamo a sperimentare voi stessi, tenendo bene a mente tutto ciò che fino a qui è stato detto.
Per ora è tutto 🙂